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Città di Trecastagni

MEMORIE STORICHE

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ORIGINI DELLA CITTÀ, DELLO STEMMA, DEI SIGNORI E DELLE FAMIGLIE

Il 15 febbraio 1641 il Re Filippo IV ne dava investitura principesca a Domenico Di Giovanni e Giustiniani insieme alla terra di Viagrande (Agglomerato di case, che pigliò forma di paese dopo Trecastagni e Pedara e del cui territorio faceva parte).
Si crede derivi il nome suo nome dall'antica via che conduceva a Messina, l'abate Vito Amico nel suo "Dizionario Topografico della Sicilia" dice che la pubblica e frequentata via di Messina attraversava i più occidentali borghi, uno dei quali si chiama Viagrande, e che lungo questa strada vi erano molte ed ospitali bettole per il conforto dei viaggiatori. L'attuale paese incominciò a sorgere sulla lava del 1408, mentre verso il 1124 vi erano solo alcuni sparsi abituri che facevano parte della Regione di Aci e ciò è provato da questa antica iscrizione che era posta in una chiesuola diruta: "Anno salutis MCXXIV, tempore Rogeris, et Mauritii Episcopi Catinae, Habitatores Viaegrandis sacellum hoc condiderunt S. Mariae Nuntiatae in Regno Acis" per il prezzo di scudi 30.000, come si rileva dalle tavole dell'uffizio del Luogotenente di Protonotaio (I paesi intorno a Catania si chiamavano Casali di Catania, perché sin dall'epoca Romana erano considerati territorio della Città).

Sotto il dominio saraceno prima e Normanno poi, questo privilegio venne ristretto ai più prossimi che rimasero in dominio diretto della Città. Il Re Filippo IV vendette questi casali (Trecastagni, Viagrande, Pedara ed altri) con il diritto di potersi redimere; l'afflitto Senato Catanese che con questa vendita vedeva scemata la sua difesa e la sua sussistenza, presentò una supplica al Re facendo presente che la Città pagava una somma enormemente superiore a quella imposta dal Parlamento e che pertanto la lesione al diritto posseduto da tanto tempo sopra quelle terre, era una violenza vera e propria.

Rammentava ancora la fedeltà dei Cittadini ai Sovrani Aragonesi ed i servigi prestati in ogni tempo; chiedeva la revoca della vendita.

Il Re tenne duro nel divisamento già preso; per cui il Senato, non vide altra via che quella di restituire le somme ai compratori. Riunitosi in seduta straordinaria deliberò di mettere sulla Città una imposta, e dopo undici anni di sacrifici nel 1652 raccolse la somma occorrente al riscatto di tutti i casali venduti ai Di Giovanni, ai Trigona ed ai Massa.

Il celebre giureconsulto Conte Mario Cutelli, fu l'estensore della legale domanda, ed il Vescovo Gusio, non badando a disagi e spese, si recò a Palermo a patrocinare il legittimo desiderio dei catanesi. Pareva che tutto fosse stato deciso in favore del ricorrente Senato e già si attendeva il reale Provvedimento, quando, in capo a due anni, il possesso dei predetti casali fu confermato dal Re ai compratori che li possedevano.
Al Senato Catanese non rimase che subire l'onta patita.


Da allora assunse per stemma quello del suo Signore, (quest'uso chiamasi in linguaggio araldico arme di padronanza) cioè: "Scudo d'azzurro con spiga d'oro trattenuta da due leoni affrontati dallo stesso metallo, nutrita sopra una zolla naturale movente dalla punta. Corona di principe del sacro Romano Impero".

La cronologia dei Principi di Giovanni è breve e dura appena cinquantanove anni; la famiglia Di Giovanni si estingue in quella dei Principi Alliata di Villafranca, a cui passano tutti i suoi feudali. Domenico I - Oltre i suddetti titoli, comprò pure la Signoria di Pedara (Terra vicino Trecastgani, si vorrebbe derivare il suo nome da Epidarum, città del Peloponneso che quivi avrebbe mandato dei coloni, oppure dalla corruzione delle parole latine Apud aram alludendo a quei ruderi che esistono sull'Etna a poca distanza dal cratere e che sono comunemente chiamati la Torre del Filosofo, ritenendoli la casa di Empedocle, mentre il Ferrara afferma essere i resti dell'Ara consacrata a Giove Etneo; altri vanno all'idea di Pedara - terra pingue.

Comunque queste etimologie sono da scartarsi, perché Pedara non può vantare un'origine antica e stabile, e ciò è riconosciuto dal suo cronista. Si cominciano ad avere notizie storiche nel 1100, perché insieme ad altre terre fu assegnata in prebenda al vescovo di Catania ma fu considerata grossa terra solo verso il 1600, quando assunse aspetto di paese (vendutagli dalla Real Corte al prezzo di scudi 12.500. Acquistò, inoltre, la Citta di Castronovo, (35 Città demaniale parlamentare della Valle di Ma zara, venduta per contratto del Luogotenente il 30 agosto 1639. È fra le più antiche di Sicilia, rifabbricata dai Normanni nello stesso sito dove era stat distrutta dai Saraceni, e perciò il Pirri dice: Castrum Novum sic dictum, quia licet antiquissimum fuerit, a Saracenis destructum , a Northmannis denuò restauratum fuerit.
Portava il titolo di Fedellisima ed ha per stemma un castello da cui un'aquila di Graziano e Solazzo (Ansatone de Sua Fam. Di gres, 6F. 142) e sposata Girolama Salvarezzo e bado, ebbe un figlio:
Scipione II. - Principe buono ed amorevole, acquistò nuovo lustro alla sua casa con il vassallaggio dei Mirii e la Signoria dei feudi di Gatta, Girgia e Cangemi; si ammogliò con Anna Micichè e ne ebbe:
Domenico III - Che per contratto matrimoniale con Isabella Mora e Cottone, acquistò il principato di Castrorao (Nella chiesa dell'ex convento dei PP. Riformati di S. Francesco di Assisi in Trecastagni, fondato nel 1660 dal popolo e dalla munificenza dei Principi di Giovanni, trovasi una iscrizione sul sepolcro del Principe Domenico III, dalla quale risulta chiaro ch'egli non arrivò ad assumere il governo del principato avito (essendo premorto al padre) e Buccheri; da questa unione ne nacque:
Anna Maria IV - Investita principessa di Trecastagni il 20 novembre 1700, che sposò Giuseppe Alliata e Colonna Principe di Villafranca (La famiglia Alliata di Villafranca vanta origini romane, questo ramo provenne da Pisa e passò in Sicilia per le persecuzioni dei Visconti con Filippo Alliata nel 1330.

Nel 522 in Milano troviamo nel Martirologio al 14 gennaio, un Santo Dazio Vescovo, che fu creato primo Conte D'Italia dall'Imperatore Anastasio; gli Alliata ebbero il comando dell'isola di Candia fin dai tempi dell'Imperatore Costantino Magno, e godettero dignità Vicereale. Il primo principe di questa dinastia fu Francesco Alliata e Paruta, figlio di Giuseppe Barone di Villafranca e Fiammetta Duchessa di Paruta, investito con decreto di re Filippo III in data 14 agosto 1609, eseguito il 24 ottobre 1610.


Tratto dal libro di
Vito Zappalà Nicolosi


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